venerdì 26 dicembre 2014

LE IMMAGINI DIGITALI

Come si ottiene un'immagine digitale?
Esistono 2 tipi di grafica: raster e vettoriale.
La grafica raster tratta l'immagine come composta da punti (i pixel); consente di ottenere immagini realistiche con un numero sufficientemente elevato di punti, ma il risultato finale dipende sempre dalle dimensioni del punto base utilizzato.
La grafica vettoriale rappresenta invece un disegno mediante entità matematiche e pertanto la precisione del disegno ottenuto non dipende dalle dimensioni dei pixel utilizzati per visualizzarlo, perchè il disegno viene ritracciato sempre nella definizione ottimale.
Nelle immagini raster dunque l'aspetto chiave sta nel numero e nella dimensione dei pixel costitutivi. A ciò si fa riferimento quando si parla di risoluzione dell'immagine.
La risoluzione si riferisce al numero di pixel per unità di misura nell'immagine digitale. Spesso si esprime la risoluzione in ppi (pixel per pollice), da non confondere con dpi (dpts per inch), che si rapporta invece alla risoluzione di uscita delle stampanti.
I pixel sono elementi quadrati costitutivi dell'immagine che contengono informazioni di colore o di intensità di grigio. Più è elevata la risoluzione, maggiore è la quantità di dettagli che è possibile rappresentare nell'immagine.
Il peso di un'immagine digitale è spesso elevato. Difficile risulta scambiarla se non si impiega qualche tecnica di compressione dell'informazione.
Esistono vari formati d'immagine che fanno uso di tecniche d compressione: GIF, TIFF, PNG, JPEG e molti altri ancora.
Il formato GIF (Graphic Interchange Format) venne introdotto nel 1987; fa uso di una particolare tecnica di compressione, la LZW, che comprime l'immagine senza perdita d'informazione, cioè il peso dell'immagine viene ridotto prestando attenzione affinchè non venga perso alcun elemento informativo sul colore dei pixel costituenti.
Il formato PNG (Portable Network Graphics) è stato creato nel 1995 da un gruppo di autori indipendenti che volevano fornire una soluzione alternativa al popolare formato GIF che in quegli anni aveva visto l'introduzione di costi di licenza per il suo impiego.
Il formato JPEG (Joint Photographics Experts Group) è stato standardizzato nel 1994 per memorizzare e trasmettere le immagini-foto realistiche; la compressione JPEG introduce una perdita d'informazioni, tale perdita però può essere resa impercettibile all'occhio umano se si selezionano fattori di compressione compresi tra 10:1 e 16:1.

Informazioni prese andando a "spulciare" i vecchi appunti del corso DOL tenuto da Luca Mainetti, Matteo Agosti e Roberto Gonnella per quanto riguarda  le immagini digitali.

Nessun commento:

Posta un commento