Il digitale naturale oltre il digitale informatico
di gianluca simonetta
La comunicazione generativa (il volume) “è difficile”.
È la conclusione di molti degli studenti che lo ‘portano’ all’esame.
Molti, ma non tutti.
A volte (più spesso di quanto si immagini, in realtà) le conclusioni sono affatto differenti.
La comunicazione generativa? Sì, è stata una bella lettura.
Difficile? No, perché? Molto interessante.
È una questione di sensibilità? Non saprei. Forse si tratta solo di percorsi formativi differenti. Un giorno ne verremo a capo. Per ora mi limito a riportare la risposta che ho ricevuto all’ultima sessione di esami dalla studentessa Giulia Migliaccio a una domanda relativa al concetto di “digitale naturale”.
Giulia ha accettato di mettere per iscritto la sua risposata. Eccola, testuale, di seguito.
Per approfondimenti si rimanda al Capitolo 1 de La comunicazione generativa di Luca Toschi (Apogeo, Milano 2011), in cui il punto 1.3 si intitola, appunto, Oltre il digitale informatico: il digitale naturale.
Buona lettura.
Tutti sappiamo che oggi il naturale e l’artificiale hanno completamente sconvolto i termini della loro relazione tanto da confondere nella mente dell’uomo quale sia davvero il confine tra ciò che rimane solamente immaginabile e ciò che risulta davvero realizzabile.
Questo, però, non è un fenomeno da collocare esclusivamente nella modernità perché se siamo arrivati a far collaborare in stretta sinergia elaboratore e mente umana è proprio perché da sempre l’umanità ha mescolato realtà e finzione.
Ciò di cui ancora oggi non siamo completamente consapevoli è che il nostro più grande errore è contrapporre digitale naturale e digitale informatico.
I nostri pensieri stanno prendendo sempre più vita grazie ad una digital vision della realtà che erroneamente l’uomo reputa possibile solo grazie all’esistenza di elaboratori non comprendendo che, in realtà, la digitalizzazione è nata prima della nascita del primo computer dal contrasto di forze che rappresentano la struttura della nostra realtà.
Il digitale naturale è l’insieme di tutti i collegamenti e di tutte le divisioni agite dall’essere umano sugli elementi che compongono la realtà e il digitale informatico è solo un piccolo riflesso, un piccolo frammento di questo ampio fenomeno. Deve essere considerato come supporto facilitatore, conseguenza, della costruzione di questa complicatissima trama che è il processo storico della nostra storia: la storia dell’umanità.
La dimensione digitale dell’elaboratore è il riflesso tecnologico dei nostri saperi e del nostro modo di vedere e agire sul mondo che attraverso di esso si possono materializzare.
Un mezzo che dovrebbe aiutare l’uomo e non confondere ancora di più la sua percezione del possibile e dell’impossibile, dell’artificiale e del naturale.
Queste macchine non fanno immaginare un progetto di mondo completamente diverso, un progetto per cambiare e sconvolgere le grammatiche oggi dominanti, in quanto sono intrise di valori e obiettivi che affondano le radici proprio in esse.
Questo, invece, è l’obiettivo più grande che l’uomo deve porsi e che solo attraverso le sue capacità “naturali” può raggiungere, anche sbagliando.
Infatti è solo sbagliando che possiamo trovare quello che non sapevamo esistere e quindi migliorarci.
La comunicazione generativa (il volume) “è difficile”.
È la conclusione di molti degli studenti che lo ‘portano’ all’esame.
Molti, ma non tutti.
A volte (più spesso di quanto si immagini, in realtà) le conclusioni sono affatto differenti.
La comunicazione generativa? Sì, è stata una bella lettura.Difficile? No, perché? Molto interessante.
È una questione di sensibilità? Non saprei. Forse si tratta solo di percorsi formativi differenti. Un giorno ne verremo a capo. Per ora mi limito a riportare la risposta che ho ricevuto all’ultima sessione di esami dalla studentessa Giulia Migliaccio a una domanda relativa al concetto di “digitale naturale”.
Giulia ha accettato di mettere per iscritto la sua risposata. Eccola, testuale, di seguito.
Per approfondimenti si rimanda al Capitolo 1 de La comunicazione generativa di Luca Toschi (Apogeo, Milano 2011), in cui il punto 1.3 si intitola, appunto, Oltre il digitale informatico: il digitale naturale.
Buona lettura.
Tutti sappiamo che oggi il naturale e l’artificiale hanno completamente sconvolto i termini della loro relazione tanto da confondere nella mente dell’uomo quale sia davvero il confine tra ciò che rimane solamente immaginabile e ciò che risulta davvero realizzabile.Questo, però, non è un fenomeno da collocare esclusivamente nella modernità perché se siamo arrivati a far collaborare in stretta sinergia elaboratore e mente umana è proprio perché da sempre l’umanità ha mescolato realtà e finzione.Ciò di cui ancora oggi non siamo completamente consapevoli è che il nostro più grande errore è contrapporre digitale naturale e digitale informatico.I nostri pensieri stanno prendendo sempre più vita grazie ad una digital vision della realtà che erroneamente l’uomo reputa possibile solo grazie all’esistenza di elaboratori non comprendendo che, in realtà, la digitalizzazione è nata prima della nascita del primo computer dal contrasto di forze che rappresentano la struttura della nostra realtà.Il digitale naturale è l’insieme di tutti i collegamenti e di tutte le divisioni agite dall’essere umano sugli elementi che compongono la realtà e il digitale informatico è solo un piccolo riflesso, un piccolo frammento di questo ampio fenomeno. Deve essere considerato come supporto facilitatore, conseguenza, della costruzione di questa complicatissima trama che è il processo storico della nostra storia: la storia dell’umanità.La dimensione digitale dell’elaboratore è il riflesso tecnologico dei nostri saperi e del nostro modo di vedere e agire sul mondo che attraverso di esso si possono materializzare.Un mezzo che dovrebbe aiutare l’uomo e non confondere ancora di più la sua percezione del possibile e dell’impossibile, dell’artificiale e del naturale.Queste macchine non fanno immaginare un progetto di mondo completamente diverso, un progetto per cambiare e sconvolgere le grammatiche oggi dominanti, in quanto sono intrise di valori e obiettivi che affondano le radici proprio in esse.Questo, invece, è l’obiettivo più grande che l’uomo deve porsi e che solo attraverso le sue capacità “naturali” può raggiungere, anche sbagliando.Infatti è solo sbagliando che possiamo trovare quello che non sapevamo esistere e quindi migliorarci.
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