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Buongiorno
maestra, mi riconosce? –
È la voce di un uomo sulla
quarantina, con due bimbi avvinghiati a lui come se temessero di essere
abbandonati. Mi fermo, guardo meglio, abbasso pure gli occhiali … ma cosa li
porterò mai a fare!
La mia faccia deve essere un punto
interrogativo perché il misterioso interlocutore aggiunge: - Sono Mario Tanzi,
un suo alunno, non può essersi dimenticata di me, l’ho fatta un po’ tribolare!-
Un sorriso si stampa sul mio viso
stanco e una luce brilla nei miei occhi. Parliamo tanto, a turno ricordiamo le
cose successe, appartengono ormai ad un lontano passato. Prima di andarsene
Mario si congeda dicendomi : - Come vorrei che i miei figli incontrassero una
maestra come lei, sarebbero molto fortunati!- mi appiccica un bacio commosso
sulla guancia e mi lascia lì stordita e felice.
Per cosa vorrei essere
ricordata? Mi fa un po’ paura questa
domanda, sembra l’ultima cosa che uno debba dire, un po’ come il desiderio
finale del condannato a morte. Ma io non sono quella vecchietta che per strada
ha incontrato un suo vecchio scolaro, o almeno non lo sono ancora. Sono qui,
posso ancora fare qualcosa, essere “qualcosa” di importante per tutti i miei
alunni.
Vorrei essere ricordata per l’impegno
profuso in tutto quello che ho fatto, per la passione, per essermi sempre messa
in gioco … e in discussione! Per le risate, per i racconti, per gli scherzi …
Vorrei essere una BUSSOLA, i marinai
se ne servono all’occorrenza; essi possono continuare tranquillamente a
navigare lasciandola in tasca, quasi dimenticata, ma la piccolina si rivela di fondamentale importanza quando il cielo
si scurisce, la nebbia copre l’orizzonte e lo smarrimento è totale.
Ora smetto, devo preparare il mio
rientro a scuola per domani, questi
tuffi nel tempo, passato o futuro che sia, mi commuovono, gli occhi
lucidi mi impediscono di continuare oltre…
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